Fondi per lo sviluppo: tutti a “bordo”, escluso il sud
L’Incredibile difesa d’ufficio dell’on. Michele Bordo, da Manfredonia, dello scippo di quattro miliardi di euro di fondi europei destinati al Sud e dirottati al nord, previsto dal governo Renzi, scatena reazioni indignate. Persino il deputato barese Boccia, renziano di ferro, ha denunciato la malvagità di tale operazione di spoliazione del Sud, mentre il pur “dalemiano” politico di Manfredonia la difende a spada tratta, dicendo che è cosa giusta aver dirottato i quattro miliardi per sostenere l’occupazione. Posti di lavoro che come vedremo andranno tutti e soltanto al nord.
A sostegno della sua difesa, Bordo, presidente della Commissione politiche europee della Camera, si appiglia alla cosiddetta “incapacità” di spesa delle regioni meridionali che rischierebbero “probabilmente” (l’avverbio è dello stesso bordo) di far decadere i fondi. Secondo alcuni opinionisti, come Marco Esposito, giornalista economico de “il Mattino” di Napoli e l’esperto di Fondi europei Federico Cimmino, collaboratore de “Il Fatto quotidiano”, si tratterebbe di scuse e pretesti per sottrarre i già miseri fondi desinati al Sud.
Quest’ultimo, così scrive: “la Commissione europea e il governo italiano hanno firmato un accordo di partenariato sull’uso in Italia di circa 44 miliardi di euro in fondi europei nel periodo 2014-2020; nel dettaglio 32,2 miliardi dal Fesr (Fondo europeo sviluppo regionale) e dal Fse (Fondo sociale europeo), 10,4 miliardi dal Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) e 537,3 milioni dal Feamp (Fondo Ue per gli affari marittimi e la pesca). A tali fondi europei l’Italia dovrebbe garantire un co-finanziamento al 50%, distribuito tra il Nord, Centro e Sud della penisola. In realtà, in seguito alle ultime scelte del Governo, che hanno portato una riduzione dal 50% al 25% dei co-finanziamenti dello Stato ad alcune regioni del sud (Campania, Calabria e Sicilia), risultate meno efficienti nell’utilizzo dei contributi economici europei nella precedente programmazione, il Meridione subirà una sostanziale decurtazione dei fondi, nei prossimi sette anni, che comporterà ulteriori difficoltà per lo sviluppo del Mezzogiorno.”
I dubbi fondatissimi degli economisti che si occupano di Sud sono conseguenti alla politica assolutamente antimeridionale del governo Renzi, in tema di distribuzione dei fondi governativi. A partire dal recente decreto per le ferrovie: su quasi cinque miliardi di euro stanziati per lo sviluppo della rete ferroviaria, al Sud sono destinati appena 60 milioni di euro, corrispondenti alla miserabile percentuale del 1,2% .
Il nord che possiede già il 97% dell’alta velocità, avrà ancora di più, in opere soprattutto inutili, come il contestatissimo Tav in Val di Susa, ben 12 miliardi di euro per 12 km di traforo più qualche km di raccordo con Torino. Spesa chiaramente gonfiata dai mille rivoli tangentizi che accompagnano le grandi opere italiane. In Francia, la stessa opera costa dieci volte di meno. Il Sud si dovrà invece accontentare della miseria di 60 milioni utili ad eliminare i soli passaggi a livello, mentre i meridionali viaggeranno ancora sulle obsolete linee a binario unico d’antan, dove ci sono, con una media di 40 km orari. L’incredibile pretesto adottato dal ministro Delrio (che qualcuno comincia a chiamare Delirio) è che al Sud ci sarebbero “tratti rocciosi” difficilmente perforabili (sic!)
Ancora più scandaloso è il provvedimento del Cipe, deliberato ieri, che stanzia due miliardi di euro per lo sviluppo. Di questi soldi al Sud non andrà neanche un centesimo. Ecco l’ironico commento di Marco Esposito: “Ci fa piacere sottolineare che stavolta non si è trascurata nessun’area geografica. Ci sono infatti 1,2 miliardi per il Mose, ma anche lo sblocco della Orte Mestre che si spinge fin nel lontano Lazio. Siamo sollevati dalla notizia che è stata finalmente sbloccata la tratta ferroviaria Arcisate-Stabio “di importanza strategica perché parte della linea transfrontaliera del Gottardo e collegamento tra Malpensa e la Svizzera”. Di rilievo il sostegno in vista dell’Expo alla filiera alimentare…Sostegni anche al settore degli ovoprodotti tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, il florovivaismo in Toscana, il settore del latte tra Genova, Torino e Vicenza, il settore della produzione del kiwi e del melo in Emilia Romagna e nel meridionale Lazio, il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca in Emilia Romagna, Marche, Lazio e Lombardia nel settore del formaggio. Il Cipe infine ha dato via libera alla procedura di autorizzazione dell’autostrada Valdastico al fine di superare il dissenso espresso dalla provincia autonoma di Trento.”
Ma tutto ciò, sia ben chiaro, è possibile solo grazie al silenzio assenso dei politici meridionali, accontentati con uno stipendio da deputato, una commissione parlamentare e qualche tangentina d’accatto, mentre il nord fa la parte del leone. Politici senza qualità, come il nostro Bordo, del quale nessuno in Puglia ricorda di aver sentito la voce in questi anni. Uomini che nella stessa Manfredonia hanno gestito i piani di sviluppo in modo fallimentare, dal contratto d’area, costato tremila miliardi di vecchie lire per fare il deserto, al nuovo porto turistico, un’inutile e distruttiva colata di cemento da 54 milioni di euro per 700 posti barca quasi tutti vuoti. Non che i politici del nord siano meglio: dagli scandali Expo al Mose di Venezia, sono più bravi a garantire finanziamenti per le loro regioni, per poi farne man bassa.
Raffaele Vescera
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