Com’è difficile capire questo Sud…
Il punto di vista di Raffaele Vescera
Al di là delle considerazioni sulla dubbia volontà ambientalista e politica a favore del Sud di Pittella, De Luca ed Emiliano, rispettivamente presidenti di Basilicata, Campania e Puglia, e sulla reazione di Renzi, spiazzato dalla loro presa di posizione, dalla lettura di quest’articolo dell’Huffington post, si evince una sorta di timorosa consapevolezza sul processo di formazione di una nuova coscienza meridionalista nel Mezzogiorno. Tant’è che, seppure ironicamente, i tre governatori sono definiti “borboni” alla pari degli oppositori meridionalisti, e il Mezzogiorno viene identificato con l’immagine del Regno delle Due Sicilie, di cui ne fanno una sorta di spauracchio antistorico.
L’Italia fa ancora molta difficoltà a comprendere il moderno processo di presa di coscienza che sta avvenendo tra i Meridionali che protestano per i diritti negati al Sud dallo Stato. Processo di cui il recupero della verità storica, seppure sia una necessità identitaria poiché un popolo senza passato non esiste, va ben oltre la nostalgia e propone un moderno progetto di rinascita e sviluppo del Sud. O forse il potere dominante italiano l’ha capito e ne deforma il senso a scopi diffamatori.
Una sola domanda vorrei porre ai “risorgimentalisti” ad oltranza: etichettare il meridionalismo tout court come borbonico vuol dire estendere tale etichetta anche ai suoi padri fondatori come Fortunato, Salvemini, Nitti,Gramsci, dorso, Amendola, Zitara ed altri?
La vulgata nazionale accusa, più o meno perfidamente, il meridionalismo di essere pura nostalgia borbonica, pensando così di squalificarlo come progetto retrò. Così non è, oltre il passato diffamato del Sud, c’è l’attuale Mezzogiorno ancora denigrato nella sua civiltà e depredato nelle sue risorse quotidianamente, ed è su queste battaglie politiche che si concentra il nuovo meridionalismo, di cui personaggi come Pittella, De Luca ed Emiliano ne sono solo l’immagine deformata dallo specchio della vecchia politica nazionale.
C’è ben altro, di nuovo e di antico, che bolle al Sud, e la stampa nazionale, più o meno d’ispirazione antimeridionale, cominci a fare i conti con il nuovo Sud che lotta per i propri diritti, se non vuole scadere nel ridicolo. Accusare il meridionalismo di passatismo può accontentare la vanità autoreferenziale e baronale di piccoli storici crociani come Galasso e discepoli, ma non fa giustizia della verità.
Il Sud, usato come colonia interna dall’Italia, prende coscienza di sé e si ribella. E’ con questa novità storica che bisogna fare i conti. Una nuova coscienza meridionale che muove dalle ingiustizie del passato per agire sul presente al fine di preparare un futuro migliore per il Mezzogiorno. Si rassegnino i negazionisti, il Sud è molto più moderno e riserva molte più sorprese di quanto loro stessi possano immaginare. Per il resto, vi rimando alla lettura dell’articolo di cui vi riporto un brano significativo:
“C’è chi dice che la pressione popolare contro le nuove trivellazioni per ricerca ed estrazione petrolifera al sud è troppo forte, irresistibile anche per il più renziano dei governatori. Chi invece aggiunge un altro dato: la debolezza di Matteo Renzi, inimmaginabile fino a qualche tempo fa, almeno fino alle amministrative di fine maggio. Fatto sta che sul petrolio, materia di rilevanza strategica per lo Stato e tema sensibile nel rapporti con l’elettorato, il premier potrebbe aver già perso tutto il ‘Regno delle due Sicilie’, diciamo così. Se l’aspettava da Michele Emiliano, capo-popolo anti-renziano capace anche di scendere in piazza contro la riforma della scuola in campagna elettorale, figurarsi le trivelle in Adriatico e Ionio e il gasdotto Tap. Ma certo, se tra i ‘borboni’ critici di Roma sulle trivelle, ci sono anche il neoeletto in Campania Vincenzo De Luca e il renzianissimo Marcello Pittella, governatore della Basilicata, allora le cose cominciano a stare diversamente.”