Colpo di stato nelle ferrovie dello sfascio: vanno ai privati
di Raffaele Vescera dalla pagina Terroni di Pino Aprile
Le ferrovie italiane, dopo la spesa infrastrutturale di un centinaio di miliardi di euro riservata al solo Nord e la limitazione dell’uso costosissimo dell’alta velocità alle classi più agiate, fanno finalmente profitti, nella misura di 300 milioni e più di euro l’anno. E allora che cosa fa il “buongoverno” di Renzi? Usa questi soldi per migliorare la vergognosa situazione delle ferrovie al Sud, prive di binari e di treni? No. Li usa per migliorare il servizio pubblico ai pendolari, trasportati come sardine all’ammasso? Macché, l’ingegnoso Renzi fa invece qualcosa che la fellicità dei soliti gruppi finanziari, saldamente ancorati sotto l’arco alpino, gli stessi che hanno fatto lievitare i costi dell’AV a cifre da galera, sei volte il costo reale. Come dimostrato dal giudice Ferdinando Imposimato nel suo libro “Corruzione ad alta velocità”.
Le storiche ferrovie Italiane, costate soldi e sacrifici a milioni di cittadini che pagano le tasse, finiranno nelle mani dei privati: “Ma solo per il 40%”, precisa il ministro Delrio. Dopotutto è stato fatto lo stesso con le Poste, diventate, in mano ai privati, agenzie che forniscono di tutto alla clientela, servizi bancari, gadget, ricariche telefoniche, giornali caffè panini e birra, tranne il servizio pubblico postale, ormai carissimo e malfunzionante. E’ la legge del profitto privato, bellezza. Peggio ancora è andata alle autostrade, pagate con i soldi delle nostre tasse, e poi, ad ammortamento costi avvenuto, quando il pagamento del pedaggio non sarebbe più giustificabile, affidate ai privati, famiglia Benetton più che altri, che incassano pedaggi senza dover fare investimenti infrastrutturali. Guadagno puro e sicuro.
Il presidente delle FS, Marcello Messori si oppone alla privatizzazione, a suo avviso le ferrovie devono continuare a svolgere un servizio pubblico, mentre l’Amministratore delegato Michele Elia, pugliese, ahinoi meridionali, sembra seguire gli indirizzi governativi. Dopo gli inviti inascoltati di Renzi a Messori ed Elia a farsi da parte, il podestà fiorentino decide di fare il colpo di stato, dimissioni dei nove membri del Consiglio d’amministrazione con conseguente decaduta dei vertici. Così sarà garantito il totale disco verde alla svendita.
A chi andranno le ferrovie non è dato ancora sapere, come ancora non è chiaro se sarà privatizzato solo il settore circolazione treni, quello che produce i veri profitti, oppure se sarà privatizzata anche la rete dei binari e delle infrastrutture, che prevede costi di manutenzione elevati, la RFI. Ma ciò che pare più probabile è la solita statalizzazione delle perdite e l’ancora più solita privatizzazione dei guadagni. E’ l’ennesima cambiale pagata da Renzi alle potenti famiglie del Nord che lo hanno voluto al governo e lo difendono, anche con annunci pubblici a pagamento sui giornali.
Come riportato da Repubblica.it, “Per Stefano Fassina di Sinistra Italiana si tratta di un “ulteriore drammatico disinvestimento e peggioramento per i servizi di trasporto per i pendolari, già duramente colpiti dai continui tagli dei trasferimenti dal bilancio dello Stato alle Regioni e da tempo impoveriti dalla concentrazione degli investimenti dell’azienda sull’Alta Velocità”. Per il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, invece “si compie un passo importante verso la modernizzazione del settore e l’apertura del mercato anche nel nostro Paese”.
Ovviamente, a nessuno dei due viene in mente che se esiste una ferrovia di serie A, l’alta velocità, un paradiso riservato per il 95% a una sola parte del paese, il Centro-Nord, e se esiste una ferrovia di serie B, un purgatorio riservato ai pendolari, ne esiste anche una di serie C, l’inferno delle ferrovie al Sud, che viaggiano ad una velocità media di 40 km l’ora, peggio di un secolo fa, con intere regioni e importanti città scollegate tra loro, seppure i cittadini meridionali paghino più tasse di quelli del Nord, come evidenziato dal recente studio della CGIA di Mestre, mica di Lecce.
Si conclude così la svendita e dei beni pubblici ai privati, persino l’acqua, bene del Cielo e dunque pubblico per eccellenza, è in mano a loro, l’Italia è spolpata come un prosciutto, più di tutto a Mezzogiorno, dove se ne vede l’osso, senza averne assaggiato la polpa.