Una classe politica “normale”, ovvero l’esigenza eccezionale del Meridionalismo moderno
Se guardiamo alla normalità politico-amministrativa occidentale (e questo esclude l’Italia, dall’analisi) vediamo che pressoché ovunque, la politica locale si fa espressione degli interessi della comunità che rappresenta. Secondo il paradigma della sussidiarietà, più particolare è l’ambito geografico, più ristretto sarà l’ambito territoriale delle istanze proposte. Viceversa più ampio diventa il raggio e più inclusiva e “generica” diventa l’azione politica.
Naturalmente questa è una brutale semplificazione, ma si può affermare che il modello “regge” il confronto con la realtà di parecchi paesi europei, ad esempio. In strema sintesi, la politica è – a vario livello, ed a varie quote – rappresentativa della comunità che la esprime. Come dimostrato chiaramente dalla cronaca quotidiana, però, non tutto fila sempre per il verso giusto. Se non ci si fa accecare da facile retorica giustizialista si vedrà chiaramente che la politica è un fenomeno umano, ed in quanto tale non perfetto. Globalmente parlando il sistema sembra reggere e farlo in maniera equa perché, a fronte dei casi in cui l’individuo sceglie di servire gli interessi specifici più che quelli collettivi, se ne conta una schiacciante maggioranza in cui i delegati rendono effettivo conto alla cittadinanza che ha accordato quella delega.
I disonesti ci sono dappertutto, insomma, ma quando sono “diffusi” in ambienti generalmente sani il loro impatto è minimo, e questo garantisce una diffusa e corretta tutela politica, indipendentemente dalle aree geografiche o dai settori che esprimono le varie deputazioni.
Nel paese che ci ospita non funziona così. La classe politica nazionale fa – in genere – gli interessi di un’unica area geografica, e questo è dovuto al più banale dei fattori: chi deve tutelare il settentrione lo fa, chi deve tutelare il meridione NON LO FA. Al contrario di quanto avviene nei paesi “normali” la classe politica meridionale cura ESCLUSIVAMENTE E MASSICCIAMENTE interessi particolari facendo mancare al Sud il necessario set di tutele da contrapporre ai politici “nordcentrici”.
Intendiamoci: non che la classe politica del settentrione d’Italia sia più onesta, anzi… Quantomeno, però, ha la decenza di affiancare ai suoi appetiti pantagruelici un minimo di attaccamento al territorio. L’esercizio aritmetico risulta nel più facile dei “quattro”. Il confronto politico così avviene fra due filosofie politiche che condividono la truffaldineria, ma non l’attenzione al territorio ed a farne le spese siamo noi cittadini Meridionali, ovvero quelli che non sono riusciti ed esprimere dirigenti interessati alla propria realtà locale.
Dai gattopardi ottocenteschi in qua, la classe dirigente meridionale ha SEMPLICEMENTE FATTO ACQUA in merito alla tutela della propria gente.
Ed allora se si vuole risolvere la questione meridionale, bisogna fare ciò che non si è mai provato a fare. Bisogna fare qualcosa di RIVOLUZIONARIO: cercare la NORMALITA’.
Formare una classe politica meridionale che sia NORMALE nel suo impegno di tutela; NORMALE nei meccanismi di avvicendamento; NORMALE nell’adattarsi al civile e democratico controllo del proprio operato; NORMALE, e quindi RIVOLUZIONARIA.
L’unica politica possibile per bilanciare la nazione italia, non è né “prima il nord” come dicevano i leghisti, né “prima l’Italia” come ipocritamente dice sempre Salvini. Ma “PRIMA IL SUD” prima il meridione, perché per colmare il divario esistente bisogna pensare il meridione non solo come riserva di voti, ma sviluppare politiche, che accorcino le distanze tra nord e sud, e tra regioni e regioni. Valorizzino l’impreditoria, l’agricoltura, cultura, turismo ecc., bilanciare con il nord, le vie di comunicazioni, strade, ferrovie, aeroporti ecc. perché con un autostrada come la Salerno-Reggio calabria, ferrovie a monobinario, e aeroporti mai “decollati”, non si va da nessuna parte. La domanda è: quale partito politico oggi può dare questa possibilità di riscatto sociale ed economico? con questa classe dirigente, con questi politici,(anche meridionali) non vedo nessun miglioramento. A mio avviso se il bicchiere del nord è pieno, e quello del sud è a metà, e con una politica (falsa e ipocrita solo per i voti) “PRIMA L’ITALIA E GLI ITALIANI”, forse il bicchiere del Sud si riempirà, ma al Nord servirà un bicchiere più grande.
E come pensate di costruire questa classe politica meridionale? A meno di non fare una selezione rigorosissima (e questo richiederà qualche generazione: così passeranno altri 150 anni). Comunque, almeno all’inizio, sarà sempre presente il rischio che essa subisca il fascino discreto della “borghesia” (del Nord: il potere) e del Sud (la mafia: i soldi).
Penso che vi ostinate a voler costruire un paese incostruibile.
Saluti
La formazione politica in Italia ha perso centralità rispetto all’esigenza comunicativa. L’idea è quella di bilanciare i due approcci.
Per il resto, i rischi esistono e non ci spaventano. Non vediamo alternativa, ad ogni modo