Catalogna: 5 domande a… Lino Patruno
Abbiamo chiesto a vari esponenti del mondo meridionalista cosa ne pensano della recente elezione in Catalogna.
Oggi vi proponiamo il punto di vista di Lino Patruno, giornalista, scrittore, docente universitario, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno.
1. Cosa ne pensa del percorso indipendentista catalano? È un modello riproducibile per il mezzogiorno d’Italia?
Se tutti i ricchi volessero diventare indipendenti, domani potrebbero chiedere l’indipendenza i quartieri centrali delle città rispetto alle periferie. E avrebbe ragione Bossi. Tante motivazioni storiche e tanti aneliti sono più fragili di quanto strillino. L’indipendenza dovrebbero chiederla i poveri che non ottengono giustizia dai ricchi. I Sud, per esempio, se continua così.
2. Quali sono i punti in comune tra il nostro sud e la Catalogna?
La dimenticanza e l’indifferenza dello Stato centrale. Solo in questo senso la Catalogna ha diritti da vendere. E in questo senso ci sono punti in comune col nostro Sud.
3. Quali sono, invece, le differenze?
Con i dovuti distingui storici, la Catalogna rispetto al nostro Sud sembra come la cosiddetta Padania: ci teniamo i nostri soldi. Chiaro che discorso diverso sono forme più o meno accentuate di autonomia. Ma sempre per far funzionare meglio il tutto, non per appagare egoismi territoriali dopo essere cresciuti anche a danno altrui.
4. La differente solidità dell’economia di queste due macroregioni non impone riflessioni diverse sull’opportunità di una secessione?
In linea teorica, sì. Quando si pensa però che il Sud continua ad ottenere dallo Stato sempre meno degli altri (spesa pubblica, infrastrutture, servizi), non sarebbe esclusa una secessione come autotutela. Ma sempre tenendo conto che viviamo in un mondo di grandi numeri nel quale i piccoli soccombono. E’ complicato e difficile, si fa presto a dire secessione.
5. L’UE come si comporterebbe di fronte ad una tale possibilità? In particolare accetterebbe il rientro tra i Paesi membri di una nuova nazione, già ex-regione?
Dalle prime reazioni alla Catalogna, tutto lascia credere di no. Ma può essere una posizione strumentale per evitarne la secessione. Non nego le ragioni della Catalogna, laddove ci sono. E certo è difficile lasciar fuori Barcellona. Il fatto è che dovremmo acquisire sempre più la cittadinanza europea, e diventiamo catalani, baschi, scozzesi. Credo che non sia questa la via. In definitiva ritengo che le secessioni siano l’ultima spiaggia per chi non è rispettato altrimenti, non per i razzisti dalle tasche piene. E il nostro Sud ha tante belle spiagge.