Sul caso de Magistris. L’analisi giuridica dei fatti.
Tenteremo in questa sede di spiegarvi brevemente qual è e come si articola il reato d’abuso d’ufficio contestato al sindaco di Napoli, e perché è così controversa questa legge Severino che prevede la sospensione dai pubblici incarichi per i condannati con sentenza per delitti non colposi.
L’abuso di ufficio (art. 323 c.p.) è una norma che si inserisce in un più ampio contesto dei delitti contro le pubbliche amministrazioni; tutte norme tese alla tutela del buon andamento e funzionamento proprio delle pubbliche amministrazioni.
E’ un reato questo che può essere compiuto solo da determinati soggetti e cioè i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (dunque sono esclusi i comuni cittadini) nello svolgimento delle proprie funzioni pubbliche.
Detto ciò, venendo nello specifico al caso De magistris, la predetta norma ritiene necessario, per la sussistenza del reato, che sia procurato (da parte di chi fa l’abuso) altresì un danno ingiusto ad un terzo soggetto: la vittima dell’abuso; un danno sia di natura patrimoniale (economica) sia quando, a seguito della riforma, è cagionato qualsiasi altro danno anche di natura non patrimoniale.
E’ chiaro che nei tribunali molto spesso viene ascritto ad un soggetto l’abuso di ufficio con danno patrimoniale, poiché questo è, evidentemente, più facilmente dimostrabile (es. corrispettivi economici per aver avvantaggiato qualcuno nei procedimenti pubblici). Molto più complesso, invece, è dimostrare l’esistenza di un abuso d’ufficio cui sia conseguito un danno non patrimoniale (ed ciò che è accaduto proprio al sindaco De Magistris).
Questo è sicuramente uno dei punti controversi della sentenza: difatti secondo il dictum del tribunale il sindaco da p.m. ha causato dei danni non patrimoniali ai parlamentari, ledendo la loro riservatezza, per non aver rispettato le procedure di acquisizione dei tabulati (la procedura impone che non si possano chiedere i tabulati dei numeri telefonici di parlamentari senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza).
Altro aspetto: la legge Severino. Tale legge prevede la sospensione, per gli eletti condannati con sentenza per delitto non colposo, dall’esercizio del proprio ufficio.
Quale è il è problema più evidente di questa norma? La sua conformità o meno alla Costituzione. Premesso che non si discute la sua applicazione al sindaco di Napoli, poiché è automatica da parte del Prefetto, dubbi vengono nutriti da molti giuristi circa la costituzionalità di tale Legge
Questa sospensione prevista dalla L. Severino, che-secondo il nomen- è un provvedimento soltanto cautelare, in realtà maschera una pena accessoria (la decadenza dalla carica di sindaco ha contenuto molto simile all’interdizione dai pubblici uffici)? E se si accoglie favorevolmente questa tesi, si può applicare retroattivamente ai fatti accaduti prima della sua entrata in vigore, previa incostituzionalità della norma ai sensi dell’art 25 Cost. e 3 Cost. e 2 cod. pen che prevede la irretroattività della pena (la legge Severino è entrata in vigore nel 2012-2013, i fatti per cui è stato condannato de Magistris risalgono al 2007)?
Tanti altre problematiche sono sottese a questo caso, ma abbiamo preferito sottolineare quelle che animano di più il dibattito nelle aule giudiziarie campane.
E’ importante avere una idea maggiormente coscienziosa e informata, sperando di essere stati chiari il più possibile al fine di far comprendere anche a chi non è del settore cosa è davvero accaduto al primo cittadino napoletano.
Avv. Fabrizio Rey
L’articolo dell’avvocato Rey mi piace perché citando i i vari articoli del Codice, usa una modalità che rende comprensibile,per chi non è addetto ai lavori ( come me),
il caso de Magistris.
Grazie avvocato Rey
Giulia