Allerta SVIMEZ: spese cultura -30% al Sud in tredici anni.
Se è vero che i diritti sociali sono finanziariamente condizionati, dipendono cioè dalla quantità di investimenti che lo Stato distribuisce sul territorio per garantire servizi, la cultura al Sud, è considerata un bene di lusso. A denunciare ancora una volta l’aumento del divario tra il Nord ed il Sud del Paese è l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nella nota di ricerca “Le spese per la cultura nel Mezzogiorno d’Italia”, curata dal consigliere Svimez Federico Pica e Alessandra Tancredi dell’Agenzia per la Coesione territoriale.
La nota analizza l’andamento delle spese correnti, in conto capitale e totali per la cultura, a livello delle circoscrizioni Nord/Sud e di alcune regioni italiane negli anni 2000-2013. Negli ultimi tredici anni la cultura è stata tagliata di più al Sud, dove la spesa è stata ridotta di oltre il 30%. Allo stesso tempo, ogni cittadino del Nord ha ricevuto il 35% in più di un cittadino del Sud.
“Dal 2000 al 2013- dice la Svimez- la spesa totale nel settore della cultura ha subito un crollo nel Mezzogiorno, passando da 126 a 88 euro pro capite, contro il -25% del Nord. Nel 2013 fatto pari a 100 il livello medio nazionale la spesa pro capite per la cultura è stata del
69% nel Mezzogiorno, a fronte del 105% del Nord e del 141% del Centro.”
Se si analizza la spesa per la cultura in alcune regioni le disparità si allargano: “se a livello nazionale dal 2000 al 2013 il calo è stato del 27%, il Veneto ha perso oltre il 21%, Emilia-Romagna e Toscana ben il 38-39%, ma la Calabria arriva addirittura a meno 43,6%.
Quando si parla di “cultura e servizi ricreativi” si intendono prioritariamente interventi a tutela e valorizzazione di luoghi d’arte, teatri, biblioteche, musei, accademie, archivi ma anche attività sportive e attenzione per giardini e spazi pubblici.
Quello che serve, si legge nella Nota, è “non soltanto un maggiore impegno finanziario di tutti, ma altresì una effettiva riconsiderazione e riforma dei meccanismi finanziari e istituzionali”.
In primis, le spese per la cultura “attengono ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.
In altre parole, il Governo deve effettuare la ricognizione dei livelli essenziali delle prestazioni come prevede la Costituzione all’art.117 (lettera m), affinchè i diritti minimi sociali e civili, siano tutelati anche per gli enti territoriali con minore capacità contributiva. Con l’entrata in vigore del federalismo fiscale dal 2011, la ricognizione non è neppure stata avviata, con il risultato che i diritti fondamentali e i principi di coesione e solidarietà sono
diventati concessioni straordinarie, al punto di dividere i cittadini in categorie di serie A e serie B.
MO-Unione Mediterranea da sempre denuncia un ingiusto e disomogeneo meccanismo di ripartizione delle risorse che danneggia gravemente i meridionali, penalizzati e sacrificati da manovre disordinate, anticostituzionali e discriminatorie, i cui effetti hanno ricadute gravi sulla qualità della vita al Sud, “sotto la linea di confine”. Per dirla alla renziana maniera.