Addio al Milano-Lecce, si ferma a Bari. Durata 7 mesi la presa in giro del finto frecciarossa
di Gianluca Coviello dalla pagina Terroni di Pino Aprile
Sembra di essere in un film comico ma è tutta realtà. Dopo sette mesi il Frecciarossa da Milano alla Puglia non arriverà più a Lecce ma si fermerà a Bari. L’allungamento della tratta era stato accolto con entusiasmo dai salentini e dalla stampa nonostante, da Salerno in giù, Frecciarossa non sia sinonimo di alta velocità. L’abbiamo spiegato più volte su questa pagina ma probabilmente è utile ripeterlo: cambia il treno, è più bello e tutto rosso come quelli che sfrecciano al Nord, ma viaggiando sui vecchi binari non sono veloci. Si era aggiunto poco o nulla al servizio.
Trenitalia e il Governo sin dall’inizio non avevano alcuna intenzione di investire nell’allungamento del finto Frecciarossa. Hanno ceduto alle pressioni del territorio salentino per poi, sette mesi dopo, usare i numeri e dire “avevamo ragione noi”. Serviva, però, una giustificazione a Trenitalia per attuare il piano. Eccola apparecchiata a proposito: il mercato. Il Milano-Lecce nel tratto pugliese è anti economico. Deve fermarsi a Bari tornando all’impostazione iniziale, quella che avevano in mente dall’inizio.
Come in altri casi simili, in questi mesi non si è promosso in alcun modo la nuova tratta né sono stati proposti biglietti a prezzi competitivi con altre tipologie di viaggio. Questo Trenitalia non lo dirà mai, così come non ci sarà una conferenza stampa in pompa magna per annunciare la nuova “inattesa” decisione (i viaggiatori l’hanno scoperto andando ad acquistare i biglietti sul sito).
Quando si parla di mercato a perdere qualcosa è sempre il Sud, sin dai tempi in cui fu progettata la Salerno-Reggio Calabria (se non hanno la macchina i meridionali a cosa serve quella strada?!).
Il provvedimento di oggi di Trenitalia smentisce lo stesso ministro delle infrastrutture Graziano Delrio che pochi giorni fa, in occasione dell’inaugurazione del nuovo tratto Taranto-Potenza-Milano, aveva confermato l’allungamento fino a Lecce anche per il 2017.
Quel che è certo è che i salentini oggi hanno imparato una importante lezione: non ha senso perseguire finti obiettivi campanilistici non vedendo (o non volendo vedere) il disegno nazionale che vuole un Sud silenzioso e sottomesso. Era evidente fin dall’inizio che il Frecciarossa farlocco sarebbe stata una vittoria di Pirro che prima o poi si sarebbe ritorta contro anche ai “finti masanielli”. Quel Frecciarossa è finto, una F-I-N-Z-I-O-N-E.
Bisogna pretendere, invece, lo stesso diritto alla mobilità che è garantito dalla Costituzione ma che è riconosciuto solo ai cittadini del Nord. Ovunque, a Bari come a Trapani. Questo vuol dire alta velocità, quella vera, laddove è sensato realizzarla ma anche Intercity e treni regionali dignitosi.
Il Sud se si salva si salva insieme e ottenendo l’equa distribuzione delle noccioline. Non esultando per quella vuota caduta dalle mani di chi poi tornerà a riprendersela.