Crocetta e i suoi compari

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Il punto di vista di… Raffaele Vescera 

“Il 19 luglio, io e mia sorella Lucia non parteciperemo alla commemorazione dell’antimafia di facciata per la morte di papà”. Le parole del figlio di Paolo Borsellino, Manfredi, hanno anticipato solo di qualche giorno le verità emerse oggi dall’intercettazione telefonica a Rosario Crocetta, presidente della regione Sicilia durante una conversazione con il suo medico personale Tutino che, secondo quanto riportato da l’Espresso, gli dice: “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”. Crocetta ascolta le incredibili parole, e tace. Oggi piange e dice di non averle sentite, “mi sono sicuramente sfuggite”, si giustifica, si proclama innocente e si autosospende.

Se quelle parole sono state dette, a chi vuol far credere queste sciocchezze? Non le ha sentite? E’ possibile, ma allora perché Tutino le ha dette proprio a lui? Nessuno può credere che durante una conversazione, che so, sulla squadra di calcio, o sulle ruberie dell’Expo di Milano o su Mafia capitale, oppure sui legami di Berlusconi con il referente mafioso Dell’Utri, venga fuori, così per caso quella frase. Evidentemente si stava parlando proprio di Lucia Borsellino, assessore regionale alla sanità, recentemente dimessasi, e Crocetta ci dica il perché e a che proposito.
Oppure, Crocetta le ha sentite quelle parole e per quieto vivere ha preferito fingere di non sentirle? E’ possibile, ma in questo caso è complice di fatto di un referente mafioso che per ragioni ancora da chiarire ha proferito quella sentenza, senza denunciarlo alla Magistratura.
Altra ipotesi è che Tutino, in seguito arrestato per truffe ed altro, trovando sulla strada dei propri affari sporchi l’ostacolo di Lucia in Regione, abbia detto quelle parole in preda all’ira, senza intento preciso di metterle in pratica. Resta comunque la certezza dei suoi imbrogli, evidentemente a conoscenza di Crocetta, per parlagliene così.
Ultima ipotesi, davvero inquietante, è che si sia trattato di un vera e propria condanna a morte mafiosa, di cui Crocetta è stato messo a conoscenza per assenso. C’è un solo modo per smentire questa ipotesi terrificante, Crocetta vuoti il sacco, dica solo e tutta la verità su quella conversazione e si confronti la sua versione con quella di Tutino.

In quanto alla strombazzata condanna di Renzi non è credibile, egli stesso è stato intercettato mentre usava parole da cupola massonica contro il suo predecessore Letta, tantomeno sono credibili le condanne formali di Mattarella, egli stesso fratello di una vittima di mafia. Il nostro silenzio è giustificato dal rispetto dovutogli, quello suo è invece assordante. Altrettanto poco credibili possono essere le parole di Berlusconi, Alfano, Salvini e affini, a vario titolo capi di partiti zeppi di impresentabili.

Pensare che in Italia oggi, qualcuno sia messo a ricoprire un incarico politico alto dai partiti tradizionali, che sia Presidente di regione o dello Stato, o premier, senza il consenso dei poteri forti massonici-mafiosi che governano di fatto il Paese è pura utopia. Nel momento in cui le istituzioni perdono credibilità, com’era accaduto con Lombardo in Sicilia, condannato per associazione mafiosa e per Napolitano al Quirinale, renitente sul patto Stato-mafia, il potere ha bisogno di rifarsi la verginità, sostituendo quelli sputtanati con uomini diversi, onesti di facciata, nuovi figuranti nel teatrino politico italiano.

Emerge ancora più chiaro quanto i partiti italiani siano comitati d’affari dipendenti dei poteri forti che nella zona d’ombra del patto Stato-mafia, la cosiddetta terra di mezzo, fanno e disfanno l’Italia. Quel patto Stato-mafia vigente da un secolo e mezzo, al fine di fare del Mezzogiorno una colonia interna dove la finanza del nord avrebbe avuto libertà di rapina, la mafia libertà d’azione e il ceto politico libertà di corruzione. Il tutto a danno dei tanti meridionali onesti che faticano per sbarcare il lunario e spesso muoiono perché s’oppongono alle mafie, da Falcone e Borsellino ai mille altri, possiamo dire, oggi più forte che mai “E’ Stato la mafia”.
Noi siamo con i figli di Paolo, perché la mafia è una montagna di merda, come i politici suoi complici, e lottiamo certi che un giorno questa terra tornerà bellissima. Lo grideremo domenica, 19 luglio, anniversario della strage di Paolo e la sua scorta.

11709740_1642489429371620_422355883809461747_n(nella foto, Manfredi e Lucia Borsellino)

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