Tabacco e grano duro meridionali accomunati dalla stessa sorte coloniale.
Luglio 2015: il ministero dell’Agricoltura sottoscrive con i produttori di tabacco un accordo che mette sullo stesso piano la Campania, di gran lunga primo produttore italiano, e tre regioni del Centronord, ovvero Toscana, Umbria e Veneto, per inviare la produzione in uno stabilimento che Governo e Coldiretti hanno fatto insediare a Bologna. De Luca invece di difendere una risorsa economica e lavorativa della regione che amministra, firma e si dichiara soddisfatto.
Novembre 2016: gli agricoltori meridionali di grano duro ottengono dal parlamento l’istituzione del CUN, Commissione per la rilevazione dei prezzi del grano duro, ma quattro regioni del Centro Nord, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche, che tutte assieme producono il 20% del grano duro italiano, vorrebbero spostarlo a Bologna.
L’oggetto del contendere è presto detto: il grano che importiamo per esempio dal Canada matura artificialmente, con il glifosato, e sviluppa funghi e micotossine che arrivano sulle nostre tavole nella pasta e nella farina che mangiamo.
I grandi industriali della pasta, avendo compreso che non è più vantaggioso, in termini di immagine aziendale, utilizzare tali approvvigionamenti, vorrebbero mettere le mani sul grano duro del sud fino ad oggi hanno snobbato. Ma pretendono di avocarne a sé la gestione per controllare prezzi, varietà da coltivare e pratiche agronomiche. E’ infatti loro preciso interesse la produzione di un grano iperproteico che gli consentirebbe di fare soldi risparmiando sui costi di produzione.
Tuttavia da Sud arrivano anche le reazioni: a Foggia è stata recentemente istituita la Granosalus, associazione che per obiettivo quello di valorizzare il grano prodotto nella Capitanata, e tutelare il cliente che non conosce con quale tipo di grano viene prodotta la pasta che sta mangiando. E’ inoltre notizia di appena due giorni fa che l’azienda La Molisana di Campobasso ha siglando con gli operatori e le cooperative agricole dell’Op Cereali Centro Sud un contratto di filiera, per produrre pasta con grano prodotto al sud.
A riprova del fatto che se c’è una presa di coscienza e si riesce a far rete è possibile porre un argine, anche immediato, al destino da colonia interna cui il sistema italia vorrebbe perennemente relegarci.