Sud e sottosviluppo: costituiamo gli Stati Generali della Questione Meridionale.
Quest’anno, il destino del Sud è stato ancora più beffardo, triste e drammatico del solito.
Siamo oramai abituati a leggere di mezzogiorno, sui grandi media, soltanto d’estate, in genere in concomitanza del rapporto Svimez che certifica anno dopo anno la drammatica condizione di un Sud invischiato nella crisi, senza voce e senza rappresentanza istituzionale, dimenticato dai governi e dalla classe dirigente di questo paese.
Quest’anno non è così. Quest’anno, purtroppo, a parlare di “Questione Meridionale” si è arrivati a seguito di una tragedia, emblematica – al di là delle contingenze particolari – della condizione del Sud.
Quel binario unico della morte tra Andria e Corato, tra gli ulivi pugliesi, rappresenta il simbolo degli investimenti mancati, della sicurezza assente, del modello di sviluppo a trazione settentrionale che l’Italia e l’Europa hanno eretto a totem inviolabile delle scelte economiche da imporre ai territori, incapaci di concepirne le differenti condizioni.
Ma tutte le nobili voci che si sono alzate nei giorni successivi alla strage per denunciare l’isolamento del Sud hanno il difetto di essere voci singole, di non essere coro. Non unite da un comune sentire né da un comune vedere.
Non emerge in questo paese la capacità di imporre alla classe dirigente, politica, comunicativa, la Questione Meridionale come centro del dibattito della sopravvivenza stessa dell’idea di nazione.
Eppure il Sud è vivo, a dispetto di tutti. C’è un Sud che si ribella, che non si arrende, un Sud che tenta nuove vie culturali, nuovi approcci antimafia, nuove strade imprenditoriali. Ma è afono, perché perso nella propria autoreferenzialità, incapace di fare rete e di costruire una visione comune, su sé stesso e sul suo ruolo nello scacchiere nazionale ed europeo.
Per questo motivo, il Sud avrebbe bisogno dei suoi Stati Generali. La chiamata a raccolta nelle sue migliori energie, dei sociologi, degli economisti, degli intellettuali, degli amministratori coraggiosi, dei giornalisti che non si sono arresi alle minacce, dei magistrati antimafia, dei giovani e dei meno giovani che curano i beni confiscati, dei poeti, dei contadini che non abbandonano la propria terra, dei precari, degli emigrati, dei migranti.
Gli Stati Generali della Questione Meridionale, anzi delle Questioni Meridionali, in cui aprirsi, confrontarsi e perfino scontrarsi, ma riuscire a concepire una via per il mezzogiorno.
Se, ad esempio, un sindaco come Luigi de Magistris, che fa della costruzione di un Sud Ribelle una sua prospettiva futura, chiamasse a raccolta profili politici e culturali, anche con idee differenti tra loro, persone come Domenico Lucano, Giusi Nicolini, Michele Emiliano, Franco Cassano, Rosaria Capacchione, Nicola Gratteri, Lirio Abbate, Sandro Ruotolo, Erri De Luca, Franco Arminio, Goffredo Fofi, Vito Teti, Marco Esposito, Gianfranco Viesti, Vincenzo Boccia, Emiliano Brancaccio, Emanuele Macaluso, Pino Aprile, Alessandro Cannavale, Emanuele Felice, Aldo Masullo, Gerardo Marotta, Isaia Sales, Maurizio de Giovanni, assieme ai tantissimi altri che – ripeto – a Sud stanno faticosamente tentando di non arrendersi e non perdere la speranza, si potrebbe cercare una via d’uscita comune a quel senso d’impotenza che sentiamo ogni qualvolta le voci che si ergono a difesa del Sud ci appaiono flebili, perché isolate.
Scrive Emanuele Macaluso sul suo sito: “Non mi pare che vi sia una forza in grado di trasformare una tragedia così terribile, l’indignazione per il ‘binario unico’ come segno della condizione del Sud, la rabbia, la generosità dei soccorritori e dei volontari, in un modo politico affinché il Sud torni ad essere sulla scena politica e sociale nazionale”.
Ebbene, al nostro comune amore per il Sud dobbiamo l’impegno serio e costante affinché quella forza ci sia, un giorno non troppo lontano. Lavoriamo.
Nel mio piccolo, da molti anni, ho fatto delle ricerche sul mezzogiorno, che ho pubblicato sul mio blog che ha avuto 150-000 contatti prima che smettessi. La mia preparazione professionale non è del tutto letteraria, è soprattutto tecnica e mi è servita come traduttore tecnico al servizio di grandi fabbriche che esportavano tecnologia e impianti per i mercati di espressione francese- i miei interessi non facevano riferimento all’ impianto letterario dello storico, ma alla descrizione di macchinari, metodi di produzione, catene di montaggio, paghe e contributi. Ho lavorato molto per la Romania, per la costruzione di una fabbrica di cuscinetti a sfere in quel di Brasov. Non è la voglia di darmi delle arie, ma la convinzione di essere sulla strada giusta. Quando si dice che a Pietrarsa c’era un treno per binari non si immagina sempre l’imponenza della struttura, la macchina a vapore che lo anima, gli HP che rappresenta e il grave danno fatto scientemente alle popolazioni decretandone l’abbandono. I miei libri di storia mi raccontavano invece tante fesserie.
Lega Sud..per una Italia veramente unita aspetta da piu’ tempo che parta un grande progetto per il Sud.
Salvatore, condivido buona parte della tua “chiamata” ma la convocazione degli Stati Generali va fatta previa scrittura di un progetto, o meglio di un programma che andrà sottoscritto da chi deciderà di aderirvi, e con tutta la buona volontà, suppongo che chi tra i nomi che hai citato appartiene già a grosse realtà politiche, ed in fondo oltre a pubbliche lamentele niente di concreto ha finora fatto per opporsi alla sottrazione dei diritti del sud, difficilmente accetterà di schierarsi concretamente contro il suo stesso partito. La mia idea è partire dal basso, ma ti invierò una mail per parlarti meglio della mia idea.