Omicidi in calo, si uccide sempre meno e sempre meno al Sud

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Di Mattia Di Gennaro

In barba ai sociologi, criminologi e gomorrologici, il tasso di omicidi nel Mezzogiorno diminuisce ogni anno di più, quasi a rappresentare l’inizio della fine dei fenomeni di criminalità organizzata, che non neghiamo ancora esista e, soprattutto, che vada combattuta strappandogli risorse territoriali, economiche e umane. ‪#‎MO‬ però sappiamo che la strada intrapresa da tante associazioni e movimenti antimafia – come R-Esistenza Anticamorra e Pedagogia della R-Esistenza o le associazioni in Calabria e nei quartieri Sanità di Napoli – da noi sempre seguite con attenzione è quella giusta.

Questo quanto riportato dal sito LaVoce.info, nell’articolo del Prof. Marzio Bargagli dell’Università di Bologna.

“Nel 2015, il numero di omicidi commessi nel nostro paese è diminuito ancora, passando dai 475 dell’anno precedente a 468. E d’altra parte è dal 1992, ovvero da ventitré anni, che il tasso di questo reato ha conosciuto una continua e apparentemente inarrestabile flessione, arrivando ora a 0,80 per 100mila abitanti (figura 1).
Il calo ha riguardato tutte le forme di omicidio: di criminalità organizzata, legato a furti e rapine, commesso per liti, risse e futili motivi o per passioni e conflitti fra familiari. Così oggi l’Italia ha il tasso più basso di questo reato della sua storia recente e passata (figura 1). Il più basso dell’ultimo secolo e mezzo, perché, subito dopo l’Unità, era di 6,8 per 100mila abitanti, otto volte e mezzo maggiore di quello attuale. E a ben vedere anche il più basso degli ultimi sei secoli, perché nella prima metà del Quattrocento era di 62 per 100mila abitanti, secondo una stima fatta da storici seri e rigorosi in base a una buona documentazione.

“Il tasso di omicidi nell’ultimo quarto di secolo è diminuito in tutte le regioni italiane, salvo che nel Molise dove è sempre stato particolarmente basso (tabella 1). La flessione è stata molto forte anche nelle regioni settentrionali più avanzate – in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, nel Veneto, in Emilia Romagna – dove si è ridotto di due terzi. Ma ancora più forte è stata la riduzione in quelle meridionali. In Campania, oggi, il tasso di omicidi è quasi un quarto rispetto al 1991, in Calabria un settimo, in Sicilia addirittura un decimo. Il divario fra il Sud e il Nord è dunque diminuito, in modo considerevole. Se nel 1991 nel Mezzogiorno ci si uccideva 5,4 volte più che nel Settentrione, oggi lo si fa 2,2 volte di più (figura 2).
La letteratura scientifica internazionale è sostanzialmente d’accordo nell’attribuire diminuzioni così forti della violenza omicida all’affermazione dello Stato, della sua capacità di detenere il monopolio della violenza legale, della sua legittimità e all’interiorizzazione, da parte dei cittadini, dell’imperativo che non ci si può fare giustizia da soli. Questa ipotesi può aiutarci a capire cosa è successo, e sta succedendo, nel nostro paese”.

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