Pd-Renzi e PdL-Salvini a Bologna. Il super partito anti-Sud.

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di Raffaele Vescera dalla pagina Terroni di Pino Aprile
“Silvio non è ancora rimbambito come pensate voi cronisti” confessa l’Umberto ai giornalisti nella piazza grande di Bologna, cantata dal grande Lucio Dalla, un tempo ritrovo di cervelli pensanti e ora di omuncoli pesanti. A difendere la saviezza del vecchio amico, forse per far emergere quel poco che resta di quella propria, è quel Bossi padano, sotto processo per una truffa di 59 milioni di euro, che ha chiamato in correità i complici politici Salvini e Maroni, secondo lui veri gestori della sparizione e della spartizione di quella montagna di soldi.

Il Silvio, dichiarato non del tutto rimbambito dall’Umberto, che fa il padre nobile della combriccola leghista, è un ottuagenario milanese, già tesserato alla loggia P2, più volte capo di governo, poi condannato per mega evasione fiscale, e processato per induzione minorile alla prostituzione di una prorompente nipotina di Mubarak, di cui però ignorava sia la parentela che l’età, ancora inquisito per compra-vendita di senatori a botto di milioni e di donnine innamorate delle mazzette che elargiva loro. Ma questo è niente se non fosse che ha ispirato un partito il cui fondatore e suo braccio destro sta in galera per faccende di mafia. “Grillo è come Hitler” ha urlato dal palco Berlusconi, mentre s’alleava con Salvini e Meloni, fratelli e sorelle d’italiella, nostalgici del “quando c’era lui, caro lei”, e a loro volta amici di Forza nuova e casa Pound, che le nostalgie da Terzo Reich non se le fanno mancare.
E mentre il Silvio sproloquia, la piazza leghista lo fischia e rumoreggia, spingendo Salvini a battere il pugno sul leggio per far capire a Silvio che è tempo di lasciargli il microfono, ora è lui il capo, Salvini Matteo, autodefinitosi un nullafacente di Milano e prende il microfono per dire che Alfano è un cretino.

Se non fosse tutto tragicomicamente vero, si penserebbe ad una repubblica delle banane, e invece la sceneggiata tribale accade nella un tempo dotta Bologna: sarà per colpa della tropicalizzazione del clima che le banane ora crescono in Val Padana, mentre molti paesi del cosiddetto Terzo mondo sono avanti per onestà di governo e libertà di stampa?

A Bologna, è nato il nuovo partito della destra italiana unita, una destra di strada, imbarbarita in chiave xenofoba, dopo aver cavalcato per decenni l’antimeridionalismo più becero, ora messo da parte in nome del progetto di “sfondamento” leghista al Sud, mentre la destra storica da salotto, più colta e raffinata, ha scelto il partito di Renzi, meno rozzo ma più efficace nella gestione del potere. Un potere comunque riconducibile agli interessi della borghesia del Nord e del ceto politico parassitario del Sud a quella asservito, in cambio di briciole di ricchezze.

La grande borghesia finanziaria subalpina, che regge ininterrottamente il potere in Italia fin dalla sua fondazione, oggi governa per conto Renzi, continuando a fare ciò che ha sempre fatto: assorbire, anzi derubare le risorse dello Stato e utilizzare il Mezzogiorno come colonia interna da spremere per avere forza lavoro e risorse naturali a basso costo. Il tutto con la complicità delle mafie associate allo Stato. Mai governo italiano fu più antimeridionale di quello attuale. E questa sarebbe la cosiddetta “sinistra” di uno Stato pur ricco che ha un debito pubblico spaventoso, accumulato a botta di 100 o 200 miliardi di euro di corruzione l’anno, tra la più alta al mondo, maturata dalla spartizione di opere pubbliche alla stessa alta finanza che risiede nella Piazza Affari della fantomatica “capitale morale”, dove famiglie storiche di imprenditori settentrionali e politici mangiasoldi, formano la razza padrona che s’arricchisce smodatamente, maggiorando i costi fino a dieci volte il reale, com’è accaduto per l’alta velocità ferroviaria.

In quanto alla destra Salviniana di cui sopra, è il partito dei piccoli cumenda brianzoli, padroncini, allevatori, ‘gnurant e gran lavuratur con la mania degli sghei, e degli operai specializzati, anche figli e nipoti di immigrati meridionali, messi razzisticamente contro i loro cugini rimasti al Sud, da loro additati come colpevoli della perdita progressiva dei loro privilegi, al fine di nascondere le proprie colpe di arraffoni, come nel caso clamoroso delle multe miliardarie delle quote latte, pagate con i soldi destinati al sud.
Laddove la borghesia “illuminata” alla De Benedetti, patron di Repubblica e tessera numero 1 del PD, e iscritto ad altre logge, parla invece un linguaggio culturalmente avanzato, per mistificare l’uso funzionale di Renzi ai suoi progetti, e nasconde accuratamente il razzismo antimeridionale, additando i cattivi costumi meridionali come colpevoli del divario Nord-Sud.

In comune, sinistra e destra hanno l’interesse a finire di spolpare il Sud, e di impedire la sua crescita industriale, concorrenziale a quella loro. Un Sud che oggi più che mai non conta una mazza nel governo a zero ministri meridionali, che dirotta oltre l’80% delle sue risorse per “far ripartire il paese” al di sopra della linea gotica, al motto di “prima il Nord”. Ferrovie, strade, aeroporti, industrie, stanziamenti per dissesto idrogeologico, grandi opere, Nord tutto si fa per te, amor di Renzi e Salvini.

Siamo al regime, ma nessuno dimentichi che non esistono regimi incrollabili, oggi è crollato incredibilmente quello birmano per opera di una piccola grande donna, Aug San Suu Kyi, insignita di Nobel, che stravince con il 70% dei voti. Non dormano sonni tranquilli i gestori del regime italiano, ciò che sembra eterno è destinato a finire. A parte l’incognita a 5 Stelle che già agita i loro sonni, tanti piccoli meridionali consapevoli preparano il vero rovesciamento del regime italico: la fine della Questione meridionale.

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